Copyright, i giudici danno ragione a Soundreef: "La Siae non ha il monopolio
La piccola startup italiana, con sede a Londra, contro il colosso che gestisce i diritti d'autore sulla musica da oltre un secolo. Ecco come il tribunale italiano le ha dato ragione
UNA PICCOLA startup contro un colosso vecchio di oltre un secolo. Appoggiato da tutti, o quasi, i pezzi grossi tricolori della canzone. I ragazzi diSoundreef, italiani con base a Londra, sapevano che non sarebbe stato facile. Che gli ostacoli da superare sarebbero stati anche normativi, oltre che economici. A rivoluzionare il modo in cui vengono raccolti e distribuiti i diritti d'autore sulla musica però, da decenni monopolio esclusivo della Siae e dei suoi omologhi stranieri, ci stanno provando lo stesso. E proprio oggi il Tribunale di Milano, diritto europeo alla mano, ha confermato che ne hanno pieno titolo: "Non sembra possibile affermare che la musica gestita da Soundreef in Italia, in centri commerciali e simili, debba obbligatoriamente essere affidata all'intermediazione della Siae". Via libera alla concorrenza, dunque.
Davide D'Atri, 35 anni, e Francesco Danieli, 33, sono partiti proprio da lì, dai negozi: "Dove i brani degli artisti emergenti vanno più dei tormentoni del momento, che distraggono il cliente", spiega D'Atri. Ad oggi hanno raccolto l'adesione di oltre 30mila cantanti indipendenti, specie in Inghilterra e negli Stati Uniti, per cui raccolgono i diritti in punti vendita di 15 Paesi, dall'Inghilterra alla Nuova Zelanda. Un giro d'affari che cresce veloce anche in Italia, tre anni appena dopo la fondazione. Anche perché con il suo meccanismo di ripartizione delle royalty, intricato e oscuro, Siae tende a favorire i nomi più affermati. Soundreef invece, grazie al suo database tutto digitale, non ripartisce il dovuto su base statistica ma per intero su base analitica: ogni passaggio della canzone è monitorato e registrato, e genera un guadagno per l'artista...continua a leggere
Davide D'Atri, 35 anni, e Francesco Danieli, 33, sono partiti proprio da lì, dai negozi: "Dove i brani degli artisti emergenti vanno più dei tormentoni del momento, che distraggono il cliente", spiega D'Atri. Ad oggi hanno raccolto l'adesione di oltre 30mila cantanti indipendenti, specie in Inghilterra e negli Stati Uniti, per cui raccolgono i diritti in punti vendita di 15 Paesi, dall'Inghilterra alla Nuova Zelanda. Un giro d'affari che cresce veloce anche in Italia, tre anni appena dopo la fondazione. Anche perché con il suo meccanismo di ripartizione delle royalty, intricato e oscuro, Siae tende a favorire i nomi più affermati. Soundreef invece, grazie al suo database tutto digitale, non ripartisce il dovuto su base statistica ma per intero su base analitica: ogni passaggio della canzone è monitorato e registrato, e genera un guadagno per l'artista...continua a leggere
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