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sabato 10 novembre 2012

Il Contratto tra i Coautori

Nella mia, purtroppo, ultradecennale esperienza posso dire che, se il contratto con l'Editore è importante, si è dimostrato altrettanto importante, se non di più, il contratto tra gli Autori, cioè, meglio, tra i Coautori.
Un'opera a fumetti, infatti, è quasi sempre un'opera collettiva che coinvolge lo Sceneggiatore e il Disegnatore (e spesso anche il Colorista, soprattutto quando il colore è molto impegnativo e caratterizza l'opera, come succede, per esempio, per molti cartonati francesi).

Ebbene, se l'opera è di proprietà dell'Editore il problema non si pone perchè lui è l'unico padrone e fa quello che vuole; ma se l'opera invece appartiene agli autori (che hanno solo ceduto i diritti per una pubblicazione e poi sono liberi di farne quello che credono) cosa succede?

I casi che possono succedere, in effetti, sono molti e variegati. Eccone alcuni:
- L'opera comune è una serie a fumetti di successo. Uno dei due si stanca o trova un lavoro migliore e vuole smettere. Cosa succede dell'altro coautore? Può continuare con un altro autore o la serie muore
con grave danno economico per almeno uno dei due? Altrimenti, se si continua, come si dividono i diritti, in questo caso?
- Uno degli autori vuole vendere a Caio e l'altro no. Siccome hanno ambedue il 50% lo stallo impedisce di decidere. Cosa si fa in tal caso?
- Lo sceneggiatore scrive una storia che all'altro non piace. Che si fa? Chi ha il potere di veto? E se il disegnatore disegna una scena che non soddisfa lo sceneggiatore?
- La serie ha talmente successo che occorre produrre di più e il disegnatore non ce la fa. Si ricorre ad un altro disegnatore. E i diritti che fine fanno? Come si divide?
- Idem se il disegnatore titolare si ammala e non può continuare. Che si fa?
- E via dicendo...

Ovviamente questo è un problema di abbondanza. Se la serie non funziona e deve chiudere il problema non si pone. Anche se, a dire il vero, anni dopo potremmo rivenderla o riprenderla, e allora il problema ridiventa tale (Nel caso peggiore, ci sono gli eredi con cui fare i conti!)

In verità non sono molti gli autori (e coautori) proprietari delle proprie opere. Tuttavia se questo avviene, il problema è importante perchè una sua cattiva gestione può avvelenare la collaborazione e portare a vere e proprie liti, come è accaduto per esempio, tra i famosi Goscinny e Uderzo sulla proprietà di Asterix.

Quindi le varie questioni conseguenti vanno pensate e risolte PRIMA di cominciare una collaborazione, sforzandosi di prevedere i vari casi e mettendo giù un promemoria, o meglio un vero e proprio Contratto tra Coautori, che ricordi ad ambedue i binari che guideranno la loro collaborazione.
In questo modo ognuno lavorerà dentro un "quadro normativo" certo e in definitiva si lavorerà più tranquilli.

Per citare il mio esempio, io e Cavazzano non abbiamo mai fatto contratti, quindi siamo proprietari dei nostri lavori al 50% e il resto è indefinito. Questo è stato un grave errore di gioventù. C'è da dire però che tra me e Cavazzano c'è una grande stima reciproca e non abbiamo mai avuto problemi ad accordarci di volta in volta.
Però cosa succederebbe se "Smalto e Jonny" piacesse a Jackson o a Tim Burton  e questi chiedesse a me di scrivere una sceneggiatura per un colossal? Dovrei dare il 50% a Cavazzano? Credo di no... ma lui come la penserebbe? In ogni caso dovrei chiedere il suo permesso per riprendere in mano la serie e questo ci riporta ai casi di cui sopra.
Quindi da Cavazzano in poi ho sempre chiesto ai miei amici coautori di arrivare a definire un contratto che governasse la nostra collaborazione.

Anche l'Anonima Fumetti ha affrontato il problema fornendo delle soluzioni.
In particolare è interessante anche il contratto che prevede la figura dell'Autore Titolare.
Si tratta del caso in cui uno degli autori ha inventato la serie e ne è l'Autore principale, e si avvale di altri Autori che si sono "aggregati", possiamo dire, o hanno accettato l'incarico dal Titolare di disegnare quanto da lui previsto.
E' il caso, per esempio, di Castelli per Martin Mystere, dove lui, Autore Titolare della serie, si avvale di diversi collaboratori per realizzare tutte le storie, sia come disegno che come sceneggiatura, che sono quindi coautori delle sole storie che hanno realizzato e non, ovviamente, di tutta la serie o del personaggio.

La modalità di Autore Titolare andrebbe sempre utilizzata, secondo me, nel senso che ci dovrebbe sempre essere "uno che decide" altrimenti nelle questioni serie è molto probabile lo stallo. Ovviamente la titolarità riguarda le decisioni, non i soldi, che poi potrebbero ugualmente essere divisi al cinquanta per cento. Ecco, in questa pagina, quello che propone Anonima Fumetti con la consulenza del SILF, il sindacato fumettisti.

Se avete altre idee e considerazioni da fare, fatemele sapere perchè non si finisce mai di imparare. Sarebbe bello arrivare ad un "Contratto Tipo" valido per tutti, un modello standard, insomma. Quindi se la cosa vi sembra utile, dite la vostra!

9 commenti:

  1. All'inizio, effettivamente, non si dà alcuna importanza a contratti e accordi vari. Si pensa che le cose vanno troppo male e il tempo è troppo poco per impiegarlo anche in queste cose. E poi se le cose cominciano a girare bene ci si ritrova ingabbiati in situazioni drammatiche. La figura dell'Autore Titolare mi sembra la scelta migliore, anche perché se dall'inizio si stabiliscono i diritti e i doveri ci si abitua e non ci sono rischi futuri. Purtroppo con le mie scarsissime conoscenze non sono in grado di fare considerazioni o proporre qualcosa. Grazie per l'esperienza condivisa!

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  2. Leggendo questo post mi è venuto in mente la questione di Altai & Johnson di Sclavi/Cavazzano. Visto il successo della recente ristampa Cavazzano aveva chiesto a Scalvi di poter continuare la serie o di delegare la sceneggiatura a qualcun altro, in questo caso a Faraci che si era reso disponibile, ma lo stesso Sclavi non accettò bloccando in questo modo la serie. Ecco, in questo caso anche un Autore titolare (se non erro l'idea di progetto fu di Sclavi stesso ma correggimi se ricordo male...) bloccherebbe comunque un progetto.

    Oltre al fatto che il 90% dei casi l'autore titolare sarebbe lo sceneggiatore, il che taglierebbe fuori tutti i disegnatori esistenti sulla terra. Credo che alla fine gli accordi tra autori vadano fatti, sono d'accordissimo con te, inter nos e nero su bianco e firmati dalle parti. Nei contratti francesi comunque esiste una clausula tra editore e autori che tra l'altro esiste anche in Italia ma forse poco applicata, che qualora il prodotto in questione non venga più pubblicato per più di due anni consecutivi e quindi esca dal catalogo, gli autori diventano i proprietari assoluti dell'opera. Io e Frederic Bremaud abbiamo una serie uscita per Soleil che adesso è nostra a tutti gli effetti. Ferma li in standby ma nostra.

    La figura del capo supremo in un progetto fatto da due persone non riesco proprio a figurarmela. L'avere avuto l'icipit iniziale ok, è attribuibile sempre a qualcuno, ma visto poi come si sviluppano le cose fatico molto a conclamare tutti i meriti ad una delle parti solo per aver avuto l'idea iniziale quando sappiamo tutti che lo sviluppo e la riuscita della stessa è sempre un contributo delle due parti. In quel caso l'ideatore della serie si prenderebbe anche meriti non suoi. Allora che si fa? per decidere si mette sulla bilancia tutto quello che ha messo lo sceneggiatore e tutto quello che ha messo il disegnatore e poi si fa la somma e si decide?Litigate senza fine. Il caso Castelli credo sia una questione a parte, fumetto seriale all'interno di una casa editrice che fa fumetto seriale. Anche qui però volendo ad ogni disegnatore spetterebbe una parte di royalties legate alla singola uscita, cosa poco praticata in Italia, in Francia è così. Addirittura in Francia, se il disegnatore iniziale, creatore comunque dei caratteri della serie stessa, se ne esce al primo turno, ha una piccola percentuale anche sugli altri albi che usciranno dopo di lui. Lo dico per esperienza personale.

    Comunque sia il tutto è rigorosissimamente accordato tra le parti e inserito nel contratto. In sostanza, si può fare quello che si vuole purché nero su bianco. Concludendo credo che se tra le parti si decide che l'autore titolare è tizio allora ok, ma se non si arriva ad un accordo che si fa? A mio avviso credo che vadano messe clausule a tempo, vedi sopra. Se entro tot anni tu disegnatore/sceneggiatore non fai più niente per la serie oppure sei semplicemente impossibilitato per impegni, subentra qualcun'altro al tuo posto e tu avrai una piccola percentuale come creatore iniziale. A mio avviso potrebbe funzionare bene senza risentimenti da parte di nessuno. Patti chiari amicizia lunga.

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    1. Interessante post di Donald Soffritti, che ben analizza la situazione di blocco di Cavazzano-Sclavi e ci permette di condividere la propria esperienza, per ragionare ulteriormente. La proposta 'a tempo' sembra interessante ma, tirando le somme, non fa che convalidare il problema di partenza. In questo momento la vostra serie uscita con la Soleil è tornata di vostra proprietà ma, a mio avviso, sorgono almeno due problemi.
      Supponiamo di aver preso un accordo per contratto che la serie debba rimanere bloccata per 10 anni, e che per il momento non conviene pubblicare.
      1) Dopo dieci anni c'è la scadenza del contratto e subentra una persona che decide di pubblicare (magari su digitale) guadagnando di fatto una decina di euro. Cosa si concluderebbe?
      2) Dopo quanti anni si dovrebbe decidere di concludere il contratto? Come faccio a sapere io cosa succederà ta 5-10-20 anni?
      Il problema si ripresenterebbe tale e quale in ogni caso dopo la scadenza del contratto.
      Quello che a questo punto mi verrebbe da pensare è che se ci dovessero essere 2 autori di opere ad es. A e B, una parte diventa Autore Titolare per il 100% delle opere A e l'altra parte Autore Titolare per il 100% delle opere B.
      Nella speranza che il buon senso prevalga, e su questo non c'è contratto che tenga...

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    2. Ciao Peppe! Mah, dunque, considera che noi non abbiamo dovuto aspettare 10 anni per entrare in possesso dei nostri diritti, anche perché la clausula prevedeva che ne saremmo entrati in possesso dal momento in cui l'editore faceva uscire dal catalogo la serie o non la ristampava più. Con queste basi, visto che un editore difficilmente ristampa un prodotto che non vende ( o perlomeno non vende sotto di lui...) il passaggio è breve. Ti parlo di qualche anno... Quindi con l'editore, patti chiari e amicizia lunga sempre che quest'ultimo accetti la cosa. Il discorso tra autori che dire, se basiamo tutto sul buonsenso non occorrerebbe mettere niente nero su bianco.

      Firmare un accordo dove si accetta di buon grado di non bloccare la serie percependo pure la tua percentuale è già buon senso credo. Credo anche che per regolare le due parti occorra solo quello. Viceversa ci saranno sempre dei SE ai quali sottostare.

      Io sono d'accordissimo che fermare una serie per puro egoismo sia terribilmente sbagliato, lo sostengo da anni e lo trovo ingiustissimo, ma per dare equità alle parti, avere UN autore titolare non credo sia corretto. Fondamentalmente sarebbe la stessa cosa che ho proposto io ma IMPOSTA.

      Quando Disney stava perdendo i diritti di Topolino e che ricomprò per altri 20 anni, fece una cosa non molto legale. Li comprò per accordi "al di fuori". Mi dissero: Donald, come dappertutto, le cause si vincono sempre fuori dai tribunali. Quindi credo che non ci sia migliore soluzione che un accordo tra le parti, con buonsenso.

      Forse ci sono pure altre soluzioni, ma implicherebbero delle imposizioni, come ho scritto, che penalizzerebbero comunque una delle due parti. Sarebbe la goccia del disaccordo tra le parti. Ora perché trovarsi a litigare per forza?

      Poi mi chiedo, quanti autori sarebbero disposti a lavorare ad un prodotto dove di base c'è un autore titolare che non sei tu neanche in percentuale? Io farei fatica... o almeno lo farei se il prodotto che vado a fare è una marchetta di cui non me ne frega nulla se non percepire gli anticipi del lavoro fatto. Firmerei invece subito quello che ho proposto. Anzi mi sembra doveroso farlo per non penalizzare l'altra parte e la serie stessa. La trovo una cosa totalmente logica tra l'altro.

      Credo che alla fine sia un problema molto più semplice di quanto possa sembrare senza per forza arrivare a situazioni "estreme". Al giorno d'oggi non è difficile trovare autori intelligenti disposti a firmare un accordo tra le parti di questo tipo. In sostanza è come un diritto di prelazione. Se tu ci sei bene, se non ci sei c'è qualcun altro in campo al tuo posto e ti verrà riconosciuto quello che hai fatto per la serie in fase di creazione iniziale. Ripeto in Francia già lo fanno. Non ho inventato nulla.

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    3. Ciao Donald, innanzitutto grazie per la risposta esaudiente. Anche se non condivido ciò che dici apprezzo molto il tuo modo di pensare. Oltre ad essere un ottimo disegnatore dimostri di essere una persona in gamba che lotta per una propria linea di pensiero. Mi piace, invece, solo in parte quello che dici alla fine: "[...] in Francia già lo fanno. Non ho inventato nulla." A me interessa molto il tuo modo di pensare e la tua esperienza, positiva o negativa che sia. Mentre di quello che si fa in altri paesi mi interessa poco visto che la realtà in Italia è maledettamente diversa. Sempre troppo maledettamente diversa. Ma di questo avremo modo di approfondire soprattutto nei nuovi post di Giorgio inerenti al contratto.

      Sinceramente non ti conoscevo, ho visto i tuoi lavori nel tuo blog e sono rimasto colpito dalla tua bravura. Nei tuoi disegni c’è una notevole espressività e una cura minuziosa dei particolari. Ciò che mi sconvolge è che disegni per il Misfatto. Magari il tuo reddito annuo sarà di qualche centinaio di migliaia di euro come Travaglio, cosa che ti augurerei ma a cui credo poco. Ma mi rattrista (per mio egoistico bene proprio) che un disegnatore così bravo si trovi accostato a strisce disegnate (disegnate? Bah!) di Di Segni. Mi sembra di vedere un’impresa di costruzioni a livello nazionale che assume (assume? Ri-Bah!) un ingegnere edile per lavorare come ingegnere ma essere paragonato, in tutto e per tutto, ad un lavoratore manuale (sotto) pagato a prestazione.

      E poi ci ritroviamo a speculare del come gestire un contratto tra di noi. Ad ogni modo hai tutta la mia stima.

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    4. Ciao Peppe! Il fatto che non condividi il mio pensiero ci sta tutto, anzi, il confronto serve per questo, ovvero a crescere! Se la pensassimo tutti uguale avremmo il cervello atrofizzato! :) Puntualizzo. Quando dico che in Francia già lo fanno mi riferisco ad un paese che ha una tradizione fortissima del fumetto e che ha già sperimentato il rapporto tra autori in lungo e in largo. Di contratti ne ho visti parecchi e quindi dico solo che firmare un accordo tra le parti dove si chiariscano bene tutti i punti di cui sopra è possibile. È solo l'Italia che ha una tradizione molto diversa. Considera che fino a 15/20 anni fa il disegnatore o sceneggiatore firmava contratti di totale cessione di tutto mentre in Francia avevano già regolato per benino il discorso diritto d'autore. Fondamentalmente in Italia andava così e tutti pur di lavorare accettavano. Adesso le cose sono cambiate, i contratti si fanno e si parla anche di diritti d'autore. C'è ancora tanto da fare ma il sistema sta cambiando. Il problema sono sempre le vendite. Non si vende più. Aggiungi che in Italia ci sono molti editori piccoli che non riescono a darti neanche gli anticipi, proponendoti in cambio (e non sempre) una percentuale di royalties maggiori che comunque non vedrai mai. Da qui tutta la battaglia che condivido di Giorgio per riuscire a camminare da soli senza la figura dell'editore. Se si tirano su due soldi vanno almeno a coprire parzialmente il tempo di lavoro che hai dedicato all'opera. Viceversa quei soldi finirebbero comunque ad un editore per coprire le sue spese.

      Per quanto riguarda la mia collaborazione con il Misfatto è finita da molto tempo! Da due anni almeno. Travaglio, spinto da Stefano Disegni ad un certo punto ci cacciò tutti per dare spazio al “professionista della satira" (così si è autodefinito) ovvero Stefano Disegni stesso e il suo staff. Non solo. Gli danno tre volte il budget a numero che davano a noi facendo l'inserto sempre con un terzo della spesa. Il resto probabilmente se li tiene lui...

      La cosa che mi fa piacere è che mentre con il Misfatto nostro vendevano 10.000 copie alla domenica, quando i quotidiani non vendono quasi nulla, con il suo, nel giro di poco tempo sono scesi a 1000/2000, forse anche meno. Non possono chiuderlo perché Disegni ha fatto un contratto blindato di tre anni. Sono in super perdita da un sacco di tempo. Cavoli loro.

      Adesso avevo reiniziato a collaborare con l'inserto satirico Yanez, di Pubblico di Telese ma ho già terminato anche li... sono già senza soldi.

      Per fare un po' di satira (pagata) è una fatica immane!

      No, il mio reddito non è di centinaia di migliaia di euro, per niente... anzi! Lo faccio proprio anche per arrotondare un po'. Fare satira mi piace ma non pensare che circolino cifre da capogiro...

      Ti ringrazio moltissimo per i graditissimi complimenti!!! :)

      Ciao!!!!

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    5. Ciao Donald mi trovo d'accordo con quello che dici. Mi ha colpito la frase: "Il problema sono sempre le vendite. Non si vende più." Condivido pienamente è un problema molto più complesso di quello che si potrebbe pensare il fumetto in Italia. Credo fortemente che la Disney e la Bonelli abbiano fatto la fortuna e la sfortuna del fumetto in Italia. Io stesso sono abituato ad un fumetto che costi poco e che sia facilmente reperibile. Frase classica, inoltre, in Italia è: “Quello è bravo ha disegnato per Topolino/Tex!”, e poi manca di fatto il vero riconoscimento economico, per consentire alla maggior parte di chi disegna di vivere una vita dignitosa. Per gli autori la situazione è ancora peggio. A me stesso un fumetto attrae per i disegni ma lo leggo soprattutto per la storia e invece gli autori devono lavorare per un tozzo di pane quando le grandi case editrici fanno una barca di soldi da pagare in direttoroni, segretariette e affini.

      Internet è sicuramente una grande risorsa, ma è uno strumento al momento troppo acerbo, almeno in Italia. È troppo radicata l'idea di scaricare gratuitamente. E soprattutto non ci aiutiamo fra di noi: dovremmo essere i primi a comprare le opere dei nostri amici. Per criticarle, condividerle, promuoverle.

      A proposito di contratti, io stimo all'inverosimile Giorgio e, proprio per questo, quando ci troveremo a firmare un contratto saremo quanto più pignoli possibile. Un contratto serve a mettere il cuore in pace a noi ma soprattutto a chi ci seguirà. Anche se può sembrare assurdo parlare di eredi per quattro bricioline è anche un modo di rispettare i diritti del socio dai miei stessi figli. La cosa bella è firmare un contratto per potersene dimenticare serenamente. Paradossale? Non credo.

      Per quanto riguarda le satire continuo a chiamare Di Segni col suo cognome reale solo perché il suo nome d'arte è un insulto a chi disegna veramente. I suoi scarabocchi da bimbo dell'asilo non necessitano di ulteriori commenti ma quello che trovo alienante sono il suo tipo di battute: cretinotte, volgari (per usare un eufemismo) e prolisse all'inverosimile. Ma lo sai che avevo scritto 2 anni fa a Corradi per propormi come disegnatore di vignette satiriche? La sua risposta non ero riuscito a capirla nonostante l’avessi fatta leggere a diversi amici. Corradi ha commentato le mie vignette definendole come “amatoriali con spunti interessanti”. Ho compreso da subito che nella satira la battuta non può essere ironica ma sarcastica, cattiva all’inverosimile: deve provocare una risata grassa con il rischio che, in caso di denuncia, si rischia di rimetterci i soldi guadagnati diversamente per pagarsi le spese processuali. Ma non capivo, comunque, il termine “amatoriale”. Non che fossi all’epoca particolarmente bravo anzi ero proprio agli inizi ma come poteva appiopparmi un “amatoriale” quando uno come Di Segni crea degli obbrobri di disegni? Poi qualche settimana fa ho visto i tuoi disegni e ho capito… Peccato che tu sei fuori e che Di Segni continui a sporcare delle tavole. Un po’ come quello che succede nella vita politica, ci si laurea in Legge e in Scienze Politiche con enormi sacrifici per arrivare a lavorare in un call center e per vedere che un’igienista dentale diventa consigliere regionale.

      Non voglio chiudere però con amarezza, quindi ti voglio bacchettare ;-) Non è giusto che ti faccia piacere che le copie vendute del Misfatto siano decimate. Non è bello pensare cose così e non è eticamente corretto, vergogna!!! E poi credo sia stata una scelta editoriale ponderata dai grandi giornalistoni (il primo Travaglio). Devi sapere che vendendo poco … si raggiunge un clima di intimità con il pubblico di parenti e amici. E poi con pochi lettori ci si confronta meglio... Argh! Argh! (risata diabolica alla Gambidilegno). A presto carissimo.

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  3. Ciao a tutti e grazie per aver contribuito
    Io nonostante che Donald basi molto sul buon senso, insisto per il contratto scritto che mette al sicuro reciprocamente i due autori anche verso eventuali (facciamo le corna) eredi! Le avventure di Tin Tin lo dimostrano.
    Capisco il buon senso, ma con gli anni le cose cambiano, si vede la vita in modo diverso... e quindi è bene scrivere cosa ci siamo detti, per non dimenticare una prospettiva che allora era in modo e oggi può essere in un altro.

    Se vogliamo trarre una conclusione possiamo dire che è sempre preferibile avere DUE coautori invece di un autore titolare, ma comunque va previsto sempre che uno dei due possa continuare se l'altro decide di smettere, sviscerando sempre tutti i casi possibili. Il buonsenso serve a stabilire le regole e a fissarle in modo chiaro e ragionevole per entrambi, ma non può bastare a risolverle quando la disputa è già nata.
    Il caso di un Unico autore titolare si avrà quando questi definisce sia il soggetto, sia l'aspetto grafico dei personaggi e quindi, in definitiva, lo stile grafico del fumetto. Ciò non toglie che io, ovviamente, non parteggi apertamente per lo sceneggiatore, considerandolo sempre l'autore principale di un'opera.

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  4. Ciao Giorgio! Qui sopra parlo sì di buon senso ma su un contratto da firmare!

    Cito: "Firmare un accordo dove si accetta di buon grado di non bloccare la serie percependo pure la tua percentuale è già buon senso credo."

    A livello verbale ormai è troppo rischioso tutto. Gli esempi che tu fai la dicono lunga. Tutto nero su bianco ma di comune accordo, senza imposizioni. Intendevo questo.



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